giovedì 10 novembre 2011

Con Calma.




Non faccio altro che aspettare che il tempo passi nella speranza che passi anche tu.


lunedì 19 settembre 2011

Niente.

Oggi mi è successa una cosa strana che nessuno mi ha mai raccontato sia successa anche a lui/lei e quindi non so nemmeno se sia possibile: ho avuto un orgasmo dormendo. Cioè, dormivo a fondo a fondo e ho provato la sensazione di un orgasmo eppure dormivo e non mi masturbavo e quindi direi che le possibilità non possono che essere: qualcuno mi ha fatto provare un orgasmo mentre dormivo ma è improbabile visto che al risveglio mi son ritrovata a pancia in giù e braccia in sù, OPPURE il mio cervello ha ricreato la sensazione data dall'orgasmo nel sogno illudendomi che lo stessi davvero provando e boh.
Non so di preciso se l'orgasmo ci sia stato davvero o se sia stata solo una questione di percezioni, però è stato strano e indefinibile. Non ho potuto avere riscontri mutandeschi in quanto in questo periodo sono in pieno ciclo mestruale e quindi assorbente bla bla e immagini che non voglio ricreare per i miei cari (esistono?) lettori.

Vabbè.

Perché, papà, perché mi hai dato le tue labbra piccole col taglio all'ingiù triste triste e i tuoi polpacci grossi? Non potevi darmi gli occhi verdi e le lentiggini? Lori mi ha dato solo le sue cose più belle, il collo le tette la risata tanta e sempre, tu invece le peggiori, perché?

Eppoi.

(Che vergogna).

Comunque.

Lo sai che ti odio, vero? Sarà che odio me e questa incapacità di scrivere in maniera, non dico decente ma quanto meno comprensibile. Cambio i soggetti ogni 3x2 e non si capisce con chi parlo né perché e né cosa stia tentando di dire. Avevo scritto tentanto anziché tentando. E ho sbagliato di nuovo prima nel ripetere la suddetta parola. D'ora in poi sarà nella lista di quelle difficili e odiose.

Tu invece sei la più cara, la più grande, la più subiscilagne tra le mie amiche, chissà se hai visto prima: 1 ora e 2 minuti di telefonata, come sono patetica.
Però tu quell'ora e due te la fai con me, nonostante la noia e le chiamate in attesa. Sei grande. Io son piccina ma faccio il vocione, le solite scenette virtuose che non ci crede nessuno ma proprio nessuno.

Quindi grazie.

Eppoi aspetto coi capelli bagnati e il sangue che cola e se potessi dormirei ancora, ma l'ho già fatto tutt'oggi per l'angoscia e il rammarico, sicché è ora di smettere che mi faccio davvero schifo pesante proprio oggi.

domenica 21 agosto 2011

Sono Io ma non Vorrei.



14/03/11


Non ho mai creato nulla, solo distrutto.
Vedo ogni tot donne splendide, ma anziché ammirarle spesso mi ritrovo ad invidiarle e non mi piace. Non mi piace scoprirmi tanto infima.
La verità è che vivo di rassicurazioni e conferme perenni, nonostante ciò che pensi tu, che probabilmente di me hai comunque capito molto più di quanto abbia capito io di te.
Non posso sopportare i ruoli della comparsa, non sono fatti per me.
Ma una prima donna non sarà nemmeno mai una protagonista.
Potrei pensare di dedicarmi alla regia, il controllo e il potere mi han sempre donato vigore. Sarò una regista riciclata per incapacità di recitazione da palcoscenico.
Eddire che son così tanto piena di me. Parlo di me, penso per me, agisco per me, sono una fottuta egocentrica che non ha capito ancora bene di quanto tutti in realtà ridano della sua piccolezza.
Mi trovo ogni giorno peggiore, pian piano più vuota scontata noiosa patetica. Eppure agisco sempre da leonessa capo branco. Ridicola.
Avrei cosìttanta voglia di sbattere la testa contro un punzone di ferro.
Sono estremamente disgustata dal mio ego, le batoste non son state mai abbastanza forti da smorzarlo.
Ci vuole qualcuno che mi chiarisca bene quanto faccia schifo e valga poco, finché son io da sola a dirmelo ci vorrà lo stesso tempo di una sorsata d'acqua ad assolvermi.

10/05/11

La diffusione di emozioni ha senso nel momento in cui le stesse prolificano.
Rabbia, Angoscia, Paura et Dolo.
La sola via di fuga è il letto, da laggiù ogni cosa giunge prima.

08/06/11


Ho ricominciato da poco a prendere la pillola anticoncezionale, tutti i giorni intorno alle 14. Una mia amica era perplessa riguardo l'orario "così devi portartela sempre dietro". Ebbene, le 14 è l'ora perfetta. Al 99% so che ogni giorno dovrei essere sveglia in quel lasso di tempo, e, soprattutto, tendenzialmente potrei non essere sbronza perché i postumi dovrebbero già essersi conclusi. Il fatto è che dalle 18 in poi il rischio sbronza è sempre in agguato, e la sbronza di norma si protrae almeno fino alle 3, 4, 5, 6 del mattino con conseguenti postumi. Tra le 14 e le 15 il rischio è molto basso.

30/06/11

Di nuovo a chiedermi cosa stia facendo, chi stia inseguendo, per cosa stia lottando. Correrei via se ne avessi la forza, oramai mi muovo solo più in bici eppure e le mie chiappe son sempre più pesanti.
Non ho voglia di pensare se sia vero, so già come stanno le cose.
Non andremo da nessuna parte, lo sappiamo entrambi. Mi chiedo solo cosa ci provi nel mentirmi, quando ogni tua parola non corrisponde a mezza delle tue azioni.

17/08/11

Ho sempre mal sopportato le persone fissate su una cosa, quelle che pensano parlano guardano fanno solo quella.
Al tempo stesso non mi sono mai piaciute le persone che non hanno un interesse reale, qualcosa che le contraddistingua come pensiero stile di vita divertimento passione, di quelli che ti condizionano la vita intera.

Nell'identico modo ho sempre amato "prendere in giro" le persone che hanno il profilo pubblico su facebook, eppure al contempo le ringrazio d'esistere per tutte le noie vinte da ore passate a stalkerare su di esse, da vera persona orribile quale so bene essere spesso.

Eppure più passa il tempo e meno cose vorrei sapere. Ogni persona è un mondo che può intrecciare e disintegrare il proprio.

Da qualche tempo ho iniziato ad assumere droga, inconsapevolmente. Eppure lo so perché ne soffro tutti i sintomi, specialmente astinenza e depressione causate da.

Odio il mio tremendo vizio di iniziare i discorsi con "ho sempre", ma sto per farlo nuovamente.
Ho sempre odiato descrivermi vulnerabile, perché ho sempre creduto di non esserlo.
Ora, questa droga mi rende tale, ed io non posso e non voglio sopportarlo.
Mi piace avere una fissa che mi condizioni la vita, ma odio esserne dipendente.
"I am mine", canta Eddie, e amavo cantarla con lui in casa da sola. Eppure.

Il problema della droga, oltre ai costi e gli evidenti effetti, è l'unilateralità del rapporto con la stessa. Sono un'asciughina, qualcuno mi chiuda in comunità.


martedì 26 luglio 2011

Cerco Cose che non Voglio Trovare.


Da qui è tutto rovesciato: una casa non mia, oggetti non miei, ricordi non miei.
Non ho ancora smesso di stupirmi della potenza delle prospettive, basta un attimo: sono tra le tue braccia, nei tuoi occhi, e sei ciò che voglio; poi la tua voce nel telefono, e sento le pause i ciao l'imbarazzo i tuoi occhi che chissà dove guardano; di nuovo diverso, sei in una foto, non ti conosco, scorgo sorrisi che non paiono i tuoi, espressioni che ricordavo diverse, chissà cosa stai dicendo; adesso invece leggo le tue parole, quelle che non rivolgi a me, e non capisco davvero se ho capito chi sei, e non capisco davvero se dire ti amo serva a qualcosa.
Fuggire via subito, non darti la possibilità di farmi più male, smettere di crederti. Ho così tanta vergogna che non ne parlerò con nessuno, scriverò qualche finto pensiero e me lo farò bastare.
Mi hai lasciato le chiavi per non permettermi di scappare, ma non sono sicura che sia ciò che vuoi, e nemmeno che sia ciò che voglio io.
L'unico modo per dimenticare alle volte è morire, esistono tanti tipi di morte.
Ho scoperto che almeno su una cosa non hai mentito. La terrò per me. Non sto meglio.
Penso a tutto ciò che ho calpestato perché ho creduto non andasse bene, quando forse la noia talvolta è la cosa migliore. Migliore dell'angoscia, migliore della paura, migliore dei ricordi.
Non so dove stia trovando la forza di stare ferma davanti a questo computer che mi spaventa come nient'altro prima.
Tutto è cambiato, è bastato un attimo, prospettive. Tu non sei ciò che credo, non sei niente, sei una macchietta, sei un personaggio.
Ed io ti ho amato così tanto che non sopporto di poterti odiare. Non credo a nulla di ciò che dici, non ci crederò mai più. Eppure rimango ferma qui e non so cosa pensare.
La paura si prova quando pensi ai tuoi genitori che prima o poi non ci saranno più, la paura si prova quando sei solo in casa di notte al buio e non riesci a dormire e un rumore ti fa sussultare, la paura si prova quando fai una cazzata e sai che stai per essere scoperto.
La paura si prova quando un chiodo fisso ti distrugge il cervello e sai che ti farà fare cose che ti fanno paura, tipo morire.


martedì 19 luglio 2011

Poche Inutili Certezze.



Non so essere triste.
Le persone gentili indossano New Balance.
L'utilità dei bambini si riduce alla loro grande capacità di rompere i coglioni.
La bellezza del cielo non annoia mai, per quanto ordinaria sia.
Le storie finiscono e si va avanti, e un po' fa bene e un po' fa male.
Organizzeremo cene per il resto della nostra vita, a tema.
Il cancro non avrà mai una cura e spero che tocchi a me in famiglia.
La mamma sarà sempre la mamma.
Mai illudersi di poter imparare a guidare col proprio padre.
Le donne sono tutte delle gran porche, basta saperle mettere a proprio agio.
La gelosia è peggio dei finocchi cotti, ma è fissa nel menù.
I soldi non bastano proprio mai.
Gli uomini non hanno amiche, al massimo si può parlare di conoscenti femminili che avrebbero voluto scoparsi/si sono scopati.
Non credo potrei mai essere magra. E comunque meglio abbondare che deficere.
L'attrazione sessuale è il motore più potente al mondo.
Gli odori vanno necessariamente associati a qualcosa per poter esistere.
Continueremo a scrivere canzoni dedicandole a qualcuno.
I cani saranno sempre meglio degli umani.
I libri letti non saranno mai abbastanza per poter valutare qualcosa in maniera totalmente razionale e distaccata.
Solo chi ha vissuto con un animale può capire cosa voglia dire perderlo.
Il mio colore preferito sarà sempre il rosso.


martedì 12 luglio 2011

A Proposito di Persone.



Ci sono così tanti giochi di e(sse)quilibrio da schivare o recuperare in ogni istante che mi vien voglia di gettare la spugna e star ferma a guardare.

Tanti piccoli bottoni, ognuno da ricucire al maglione giusto, e, non so bene come, sono ancora in grado di ricostruire le accoppiate corrette: anche se diversi grigi, capisco bene con quale grigio vadano appaiati.
Mi sto pizzicando le braccia per capire se provo ancora dolore o se sono già nella folla in basso, a osservare qualche mago dei contrappesi che volteggia con naturalezza su quel filo così sottile e fragile. Il cuore implora pietà.
Ho la faccia rovinata dalle domande, tra pustole e herpes vari. C'è stato un tempo in cui il mio vanto maggiore era la pelle; l'altro ieri, ieri e oggi ho iniziato a credere che da qui alle prime rughe il salto è breve. Sarà indolore, ci son passati tutti prima o dopo, tranne quelli che son riusciti a morire coi peli del culo a batuffoli.

Ho paura di questo rileggere quei vecchi pensieri da quei vecchi e abbandonati blog di quelle vecchie situazioni, ché tanto poi son sempre le stesse, e mi sembra di non far altro che ripetere la medesima vita ogni qual volta mi convinca di averne iniziata una diversa.
E sono stanca, stanca di così tante cose che saprei benissimo elencare, chilometri di parole e aggettivi e persone e idee, eppoi invece non è vero, ché quella lista è tanto corta che basterebbe una monetina a sostenerla, ché quella lista ha un'unica parola a comporla, ché quella parola è un nome che conosco da quando ho imparato a dire "ciao, io mi chiamo".

A proposito di persone mi accorgo ormai che la verità è che, alla fine, van bene tutti, chiunque potrebbe stare con chicchèssià; la verità è che, alla fine, qualunque persona ha qualcosa da dare che qualsiasi persona possa voler prendere; la verità è che, alla fine, le persone sono più belle che brutte, più interessanti che noiose, più diverse che uguali; la verità è che, alla fine, ci si incastra sempre in qualche modo, alle volte magari si dovrà solo sforzare un po' di più, mettere sotto l'acqua calda, aiutarsi con una pinza.

La realtà dei fatti è che tanto mancherà sempre qualcosa.

giovedì 2 giugno 2011

Uno Poco Raccomandabile.



Sarebbe divertente riportare ogni tua parola, rileggendole nemmeno io ci crederei.
In effetti è difficile anche solo pensare che sia stata la tua voce ad emettere quelle sillabe.
Ho voglia di credere a qualsiasi cosa mi possa aspettare da te, non m'importa delle inevitabili conseguenze.
Ascolterò ogni verso sussurrato ed ogni occhio chiuso, il tuo alito e il tuo buongiorno, i tuoi nei che si muovono e le lentiggini visibili al buio.
E mentre lo farò mi sentirò felice, come il cristallo, come il cotone.


sabato 28 maggio 2011

Un Bravo Attore.


Trovo interessante soffermarmi sulla tua risata che induce la mia.
Penso sia il suono, più che altro, oltre ai denti, le rughe attorno alle palpebre.
Mi piace il timbro che ha.
Mi fa venire gli occhi a cuore. E il cuore a charleston rockabilly, o qualcosa del genere.

martedì 17 maggio 2011

Ci Sentiamo Dopo.


Vorrei avere il coraggio di scrivere la verità e vorrei non essere banale nel caso in cui riuscissi a farlo.
E' un'odore che non va più via.
Potrei riempirti pagine infinite di motivi. Nessuno varrebbe abbastanza per cambiare le cose.
Principalmente sangue.


lunedì 9 maggio 2011

Mezze Verità.



Motivi per cui è bello essere fidanzati:
- niente depilazioni semi quotidiane
- zero preservativi
- nessuna paranoia per varie ed eventuali flatulenze notturne (e non)
- ...

Son quei discorsi semplici che ogni tanto noi donne amiamo fare, forse per consolarci e illuderci che i pro son molto più se si è sole, che male accompagnate. O accompagnate e basta.
Diventa facile riderci sù, specialmente quando NON sei chiusa in casa davanti ad uno schermo bianco, attorniata da giornali che tanto non riuscirai a leggere fino in fondo, disperata dalla frenesia del dover fare mille cose cheppoi dimentichi e quindi appunti su fogli sparsi che inevitabilmente perdi, indecisa sul come comporre la playlist di sottofondo, dubbiosa sulla mail che stai per mandare, estasiata dalle parole belle che gironzolano in testa senza sosta e ti fanno credere di star davvero creando qualcosa, insofferente alle urla di un padre troppo stanco ormai per dire "brava", impanicata sulle telefonate da fare e gli appuntamenti da organizzare per sentirti sempre attiva, insomma satura fino all'unghia dell'alluce di cose d'ogni s(t)orta.

Ecco, quando NON sto attraversando uno qualsiasi - o tutti insieme, come sovente capita - di questi momenti, è davvero facile ridere su pensieri come "a che serve un fidanzato?".
Cheppoi lo so, i momenti di saturazione son esattamente gli stessi di vuoto, solo che riesco a colmarli. Ovviamente per finta. O, quando va bene, per poco.

Oggi si disquisiva sul sogno di poter padroneggiare la tecnica della telepatia. Libidine. Un mio amico, certamente più saggio di me, ha detto solo "sarebbe disonesto".
Il discorso si è concluso lì, difficile ribattere con qualcosa d'interessante.

domenica 8 maggio 2011

Scansare Le Unioni.


Mai sentita tanto persa, abbandonata, sola. Eppure ovunque mi giri c'è una mano pronta ad acciuffarmi.

Penso a tutte le note che non potrò canticchiare per qualche tempo.
Mettere X in giro e andare avanti, per quanto ogni piccola cosa scorga da dietro.


venerdì 6 maggio 2011

People doesn't Change.


E adesso sarebbe il momento giusto per scrivere. Del dolore, dell'umore, dell'odore. Delle cose che non vorresti ammettere mai, delle cose che ti hanno forgiata - o fuorviata -, delle cose che ti fanno vergognare di poter ancora respirare.
Il momento giusto per scrivere che sensazione diano i pianti e perché faccia più male il dopo.
E dire che lo sanno tutti quanto affatto imprevedibile sia, e dire che lo so anch'io, e dire che mi ero imposta d'imparare ad ascoltare i consigli, e dire che è facile dire mai più, e dire che è ancora più facile dire sempre.
Ho voglia di morire guardando un Bertolucci qualsiasi, quindi penso che andrò a morire.
Che è vero che tutto passa, ma quanto tempo, quanto tempo.
Sarebbe il momento giusto, sarebbe.

sabato 2 aprile 2011

I Patti.


C'è quest'aria così nuova e fresca e calda quaffuori che mi verrebbe voglia di sdraiarmi nuda sul marciapiede e respirare anche i gas di scarico delle Punto e Panda varie.
La luce è strana e intensa, e son le 9 di sera. La primavera torna tutti gli anni, eppure ogni volta mi sento vergine al suo arrivo. Vorrei poter congelare il benessere che da l'odore di Torino in questo istante, vorrei una lattina di serenità da trasporto, e vorrei saperla dilazionare, ma, mi conosco, la sprecherei in un'unica gollata.

Ora sto provando con tutta me stessa a fissare queste mie chiappe alla sedia non andare non andare, perché pretendo di imparare per davvero il valore della pazienza, della giusta razionalità, dello zen.
Conosco un mago che dice d'essere zen, ammè sembra tanto un gran paraculo, ma riconosco che l'importante è il fine, quindi mi fido quando lo ripete con compiacenza. A lui ci voglio bene, pur essendo un paraculo, checcomunque sa tanto e quel che può me lo insegna.
Epperò non ci riesco proprio ad apprendere queste fantomatiche arti zen di cui lui si sente unto, son così tremendamente italiana e piccola io.

Nonostante tutto il marcio che mi compone so ancora riconoscere i dubbi, non per questo so scansarli, ma è già un buon punto di partenza. Vorrei però anche sapere per quanto dovrò continuare a parlare di punti di partenza, a che età si arriva o ci si deve considerare troppo old per poter ancora parlare di punti di partenza?
Non son così sicura che ci sia sempre tempo, in tanti mi dicono seiggiovane seiggiovane, che è un po' come dire "è normale che tu sia ancora così scema", epperò la mia gargantuesca paura è proprio che questa giovinezza non ce la si possa scrollar di dosso come l'aria di questa sera.

Non mi piace che l'aria di Torino nei giorni di primavera dia un lieve tocco e sparisca subito dopo avermi fatto assaporare quella pace zen che vorrei poter sentire in ogni istante. Stringa la mano agli anni e facciano un contratto di scambio di ruoli. Almeno per un lustro o due.
Cheppoi chissà come potrei chiamare i lustri quando non saranno più lustri perché i giorni non ci saran più e vivrò solo arie tiepide e nuove, di primavera taurinense.


mercoledì 23 marzo 2011

Erase.





Mi fa proprio sentire bene.
Ora sto meglio. L'ora è breve, brevissimo.
Tagliare via, sopprimere, azzerare, annullare, rimuovere.
Non ho voglia di cucire, non ho mai nemmeno imparato a farlo. Tu sì. Eppure i miei leggins si sono riaperti, nei medesimi punti.


lunedì 21 marzo 2011

Tududù.



Non penso di saperlo gestire.
Non credo di volerlo gestire.
Non m'illudo d'essere diventata grande.
Perché son brava a sbrodolare. E incapace di circoscrivere.
Sarà che ho una vagina làssotto.

sabato 19 marzo 2011

M'Ale.


Era strano. Piangevo senza nemmeno rendermi conto di starlo facendo. Però sentivo questa pioggia calda sulle guance e non chiudevo gli occhi e continuavano a scendere e non sapevo smettere.
Poi non so perché non so come, ma almeno sono riuscita a dormire. Svegliandomi ogni 2 ore circa, però ho dormito. E quando mi svegliavo non sapevo a chi pensare, non sapevo perché, sapevo di non star bene.
Allora ho deciso di godermi questo male e però non so bene come si fa a trastullarsi nel male, forse bevendo gazzosa come fosse birra. O il contrario.

venerdì 18 marzo 2011

M'Usa.



Vorrei saper esprimere realmente tutto ciò che sto vivendo ultimamente, il problema sta nel fatto che non riesco nemmeno a pensarci sù consapevolmente.
Non so pensare ciò che vivo. Del tipo che non credo d'essere in grado di costituire cassetti e scatole e cartelle ben ordinate dentro cui riporre ogni frammento.
Forse, anziché disquisire - considerare - analizzare per ore, dovrei imparare ad accettare che ci sono persone - condizioni - dinamiche che non possono che permanere fluttuanti nell'etere, senza necessità alcuna di definizione, da vocabolario o da pancia che sia.
Do troppa importanza alla comprensione, alla chiarezza. Avendo sempre agito e ragionato in maniere molto nette e schierate, ho il tremendo vizio di dar per scontato che debba essere così per tutti. Quando invece, spesso, i tutti prediligono il morbido virtuosismo delle sfumature alla rigidezza di una piena campitura piatta.
Eppoi vorrei sapere com'è la tua voce quando canti, perché quando parli non mi sembra di star davvero avendo a che fare con te.

martedì 8 marzo 2011

Tous Le Jour.




Oggi non sto affatto bene, battiti accelerati, rimescolamenti di stomaco, testa pesante.

Non importa ciò che so o ciò che credo di sapere, dicono che ruggire sia più facile e mi riesca meglio.
E allora l'importante è ciò che m'infastidisce o che credo di mal sopportare, quelle cosellà son le stesse da anni e anni.

E allora mi consola credermi coerente.
Almeno nei piccoli dissensi quotidiani.


lunedì 7 marzo 2011

Cosìppare.



Siete tutti così noiosi.
Siamo tutti così noiosi. E annoiati.

Vorrei ricordare per bene cosa voglia dire "amare".
Poi mi dico che non è così necessario.
Poi penso di saperlo benissimo.
E allora capisco che forse è superfluo.
Che avvolte basta volteggiare e pensare a sè, chiudere le orecchie tappando le pupille affondo.

Prima penso che ti amo, dopo penso che ti voglio, allora poi penso che ti amo e ti voglio, ma forse non vuol dire che sappia cosa voglia dire "amare".
Quindi direi che il problema non stia nel ricordarlo, quanto nel comprenderlo.

Vorrei sapere se sia così importante comprenderlo e soprattutto comprendere d'averlo compreso.
Pare sia il fine ultimo di tutti. Una moglie/marito, dei figli, un cane, una staffetta che duri anni e anni e anni, ti spossa mappoi puoi dire "l'ho fatto anch'io, sono uno di voi, abbiamo vinto".
Ma io voglio vincere?
Eppoi.. in quale categoria dovrei gareggiare?
Massoprattutto, perché?

Come sono noiosa. E annoiata.


mercoledì 16 febbraio 2011

Sulle Colonne di un Ponte c'è Scritto AIAI.


Qualche arbusto spoglio tanto triste quanto evocativo, diverse discarichine improvvisate, ponti e ponti e ponti, interminabili fabbriche dismesse, mezze tinte in scala di grigi a terra, eppoi ancora alberi avvizziti e rugati.

Se avvicino la focale trovo il riflesso di una donna molto più bella di quanto non sia in realtà, sedili e qualche silenzioso compagno di viaggio.

L'indifferenza di tutti all'altrui presenza fa più rumore di questo treno, così pulito, ordinato, muto.


Vorrei sostare le ore su questi nuovi mezzi bianco blu, peccato facciano solo tratte brevi.

Quand'ero tristemente adolescente mi è capitato spesso di entrare in incubazione nei percorsi GTT, prendevo il primo pullman e vi rimanevo sopra da capolinea a capolinea, e ritorno.


Poi finiscono le steppe secche e le automobili e i tir e le rotaie e si entra nel nero, giù fino a Porta Susa e oltre, tutto nero nero nero, niente più orizzonti di cieli cyano magenta giallo.

Ecco, questo tratto lo detesto, mi impone di vedere solo più me nel vetro, sembra che fluttui in tutto quel nero nero nero, e invece son sempre qui, statica e noiosa.

Allora mi trovo qualcosa da fare: conto gli incroci del tessuto dei copri sedili, fisso le telecamere di sicurezza chiedendomi chi abbia il mio viso in quell'istante, cammino su e giù, tamburello le dita.. ma oggi la fortuna è dalla mia, posso giocare a “indovina i legami tra i gruppi di compagni di viaggio”: poco avanti a me trovo due bimbetti biondi, maschio e femmina, sicuramente fratelli; giocano a carte con una signora, ridono e ridono. La bimba è molto attratta dalla donna, troppo perché possa essere sua madre, le mamme son scontate dopo un po', non incuriosiscono tanto. E allora penso che questa signora sia una zia giovane e premurosa, ché la piccoletta la osserva tutta assorta e con gli occhi traslucidi si fa bella per spostare ogni interesse su di lei. Le fossette sembrano dire guardamiguardami.


Penso che anche io e mia sorella ci litigavamo sempre la zia, come fosse un trofeo.

Allora mi viene in mente che mi manca mia zia.


Rido con la biondina e lei mi risponde tutta sdentata e timorosa.

Finalmente torna la luce di nuovo, mi estraneo e non gioco più, guardo fuori ancora un po'.

Ma un po' è poco, perché è già ora di scendere, e vorrei risalire e tornare indietro, rifare tutto daccapo.

E allora penso che il rapporto che ho coi treni è lo stesso che ho col resto della mia vita.



martedì 15 febbraio 2011

Once Upon a Time.





Cento volte ho pensato di star facendo esattamente ciò che andava fatto, altre mille di star sbagliando tutto.

Cento volte ho creduto di avere ogni risposta tra le dita, altre mille non sapevo nemmeno cosa chiedermi.

Cento volte mi sono addormentata col pensiero di qualcuno, altre mille qualcosa mi ha aiutata a prender sonno senza nemmeno accorgermene.

Cento volte ho tentato di razionalizzare i “non volevo dire questo”, altre mille ci ho sbattuto la fronte fino a non sentire più i rumori.

Cento volte avrei voluto desiderare qualcuno, qualcosa, chiunque, più di quanto non potessi desiderare altro, altre mille ho lottato invano contro mulini a vento.

Cento volte avrei voluto scopare obbedendo solo al mio ventre, altre mille i gemiti e le voci e i baci e le lacrime e gli imprechi hanno sovrastato ogni suono.

Cento volte ho provato a chiedere scusa, altre mille ho capito che è giusto avere un capro espiatorio, uno a testa non dippiù, solo per giustificare le obbligatorie crisi freudiane.

Cento volte ho detto andiamo avanti, altre mille ho corso più veloce che potevo verso lo stacco di partenza.

Cento volte ho chiesto, implorato, mendicato, la perdita dei ricordi, altre mille ho sputato lana salata su ogni centimetro di pelle posseduta.


Certe volte avrei voluto sparire nel bianco di mattine come questa, quando gli orizzonti non ci sono, le ombre non ci sono, i colori non ci sono, gli strepiti non ci sono; quelle volte in cui dominano solo lontane eco di brusii, luci piatte, rami secchi, pastelli tiepidi e noiosi.

Sarebbero le fughe perfette, nel silenzio del niente, colle facce tutte gialle e i polmoni un po' avvizziti dal dolore del non esserci, ma ben attenti a far comunque parte di un qualche cosa, un mood forse.


Rare volte ho fatto sesso senza la necessità di trovare un perché.

Perché? Perché?! PERCHE'..?!!! Perché nulla è più totale di un orgasmo.


Due o tre volte ho intuito che l'orgasmo non bastasse, vogliono dippiù, ci chiedono motivimotivimotivi, pretendono gli sbattiti di ciglia e lo sfrigolio dei cuori, le parole del rapporto e i t'amo d'ordinanza, le mani intrecciate e gli occhi negli occhi. Essennonloffai così come dicono loro sei un sodomitapervertitoputtanonefacilonesenzasentimentieanima, in pratica è come se non sapessi nemmeno cosa voglia dire respirare.


Una volta ho poi -penso- capito che quella cosa di cui ci piace tanto parlare, quel nome che tutti abbiamo sempre in bocca, quell'ascetismo che chiunque, almeno una volta nella vita, deve provare, non è altro che un cumulo di necessità personali scontatamente egoistiche: il bisogno di sentirsi belli, buoni, bravi, interessanti, puri, altruisti, onesti, normalimaddiversi per quellapersonallì.


Quella volta ho infine deciso che io non voglio starci, ci son stata già troppe volte, è un gioco scorretto, l'ho praticato con tutte le accortezze del caso, eppure non penso d'aver mai vinto.

Ho perso d'aver vinto.

Eppure non sono diverso, non poi così diverso.




mercoledì 9 febbraio 2011

Le Cure.

Il sesso è una questione di (s)palle.
Quando incontri un uomo con le spalle larghe sai già che al 99% trascorrerai tempo divertente. In teoria la larghezza delle suddette è direttamente proporzionale alla fantomatica "potenza di percosse". In pratica non sempre è così.
Ma se ci si fermasse alla teoria ci si potrebbe ritenere soddisfatti.
Eppoi mi vien da piangere a pensare a quante spalle ancora dovrò visionare prima di decidere di volermi stabilire su uno e un solo paio. Allora mi dico "ridi e esplora, l'esperienza non basta mai". Eppure le ferite cicatrizzano, anziché rimarginare, eqquindi mi chiedo che senso abbia tentare di assolversi così pateticamente.

Vorrei essere tipsy e vorrei non essere sola ora, vorrei l'ebbrezza dell'ignoto e la dolcezza del certo.
Il fatto è che odio crogiolarmi nella noia, ma al contempo amo l'odore di stantio, quello che ti rimane addosso anche dopo ore, anche dopo docce e cambi d'abiti imprecisati, l'odore di umore che droga peggio dell'abitudine.
Poi mi piace parlare di "fattori chimici", ridere quando scopro che altri la pensano come me e sentirmi un po' meno stupida.
L'orgasmo è una questione mentale, l'approccio è annusarsi e riconoscersi. Spesso si ha la tendenza a voler intendere aromi che invece non esistono, penso lo si faccia per una necessità di calore. Eppoi ci son le emanazioni unilaterali, quelle danno batoste sorprendenti, per nulla ben assestate.
Non so mai come scusarmi per la volubilità che mi contraddistingue, affermo che "son fatta così", e torno un sacco teen nel giustificarmi in maniera tanto abietta.
Dicono che son sordida, a me piace pensare d'essere onesta.
Ritorno a pensare alle (s)palle, ché quando son belle fan ridere gli occhi e tremare le gambe.


domenica 23 gennaio 2011

Giustappunto.




Non scrivo quassù da un tot.

Dovrei/vorrei scrivere anche nell'altro meandro nascosto dei segreti dei fratelli segretissimi, ma nemmeno lì, nada.

Il fatto è che ora ho un “pubblico” reale, col quale forse è più divertente confrontarsi.

Certo, il commentino dello sconosciuto passato di qui per caso, così come quello dell'amica di secoli, è sempre un piacevole tuffo al cuore.

Ma devo dire che fa tutt'altro effetto il vuoto d'aria che si crea mentre finisci di recitare le tue parole, scritte colle tue dita, i tuoi neuroni, i tuoi atrii e ventricoli. Quel vuoto d'aria lì lo percepisci, lo vivi in prima persona. Quello del commentatore seriale no, puoi immaginarlo, e solitamente lo immagini come lo vorresti, e, ancor più solitamente, l'idea supera la realtà, quindi diciamo che ti trovi ad “autoreferenziarti” senza i fondamenti concreti per farlo, supponendo che “possa essere andata così, possa aver pensato quello e quell'altro”, ma buona parte delle volte così non è.

Invece quando sei TU a leggere, TU a scandire, TU a soppesare, sai che al 90% quello che volevi trasmettere è arrivato, perché è stato assunto come TU volevi che avvenisse.

Eqquindi sì, son talmente rinfrancata e estasiata da questa nuova tecnica di condivisione che non sento quasi più la necessità di perpetuare nel farlo qui.


Il tempo passa, eppure ancora non ho perso il vizio di buttare aggettivi ogni 3x2, quando scrivo quando penso quando parlo.


Il mio quadernetto nero è sempre lì in borsa, qualcuno riderebbe nel sapere che è davvero nero.

Vi appunto le parole che mi fanno ridere per lo più, l'altro giorno ne ho segnata un'altra che non so nemmeno se esista e, sincera, non mi interessa saperlo: SVAMPITEZZA, maddò da sbellicarsi.


Eppoi mi sto drogando di stesure da treno, son quelle che mi vengon meglio, i pensieri piùbbelli lì faccio sempre sopra le rotaie. Sarà che le chiappe tremano lassopra e quindi tremo tutta io e quando tremo di norma è perché son coinvolta ed emozionata e quando son coinvolta ed emozionata mi si creano mille muse in testa e potrei affrescare pareti di parole e tagliare ogni pezzo di carta per fare collage di idee nella speranza di perdere la razionalità.

Quanto vorrei imparare a distaccarmi dal reale, scriverei molto più e molto meglio.


Eppoi c'è il glossarietto di Fanelli, e quando mi rendo conto di amare qualcosa lo scrivo subito senza pensarci troppo sopra, eppoi fa troppo ridere trovare cose come “vetrata” o “acqua” e risalire al perché l'abbia scritto, in quali condizioni, dietro quale pensiero.

L'acqua, la amo con tutta me stessa, e non parlo del mare, parlo dell'acqua. Eppoi è così dolce foneticamente parlando, pur avendo in sé quel cq tanto forte ed ingombrante.

Poi penso alle cose che vorrei saper dire bene, e penso che non so dire nulla bene.

Allora ringrazio il Principe, e mi scuso dicendo che quello che non so, lo so cantare.