martedì 15 febbraio 2011

Once Upon a Time.





Cento volte ho pensato di star facendo esattamente ciò che andava fatto, altre mille di star sbagliando tutto.

Cento volte ho creduto di avere ogni risposta tra le dita, altre mille non sapevo nemmeno cosa chiedermi.

Cento volte mi sono addormentata col pensiero di qualcuno, altre mille qualcosa mi ha aiutata a prender sonno senza nemmeno accorgermene.

Cento volte ho tentato di razionalizzare i “non volevo dire questo”, altre mille ci ho sbattuto la fronte fino a non sentire più i rumori.

Cento volte avrei voluto desiderare qualcuno, qualcosa, chiunque, più di quanto non potessi desiderare altro, altre mille ho lottato invano contro mulini a vento.

Cento volte avrei voluto scopare obbedendo solo al mio ventre, altre mille i gemiti e le voci e i baci e le lacrime e gli imprechi hanno sovrastato ogni suono.

Cento volte ho provato a chiedere scusa, altre mille ho capito che è giusto avere un capro espiatorio, uno a testa non dippiù, solo per giustificare le obbligatorie crisi freudiane.

Cento volte ho detto andiamo avanti, altre mille ho corso più veloce che potevo verso lo stacco di partenza.

Cento volte ho chiesto, implorato, mendicato, la perdita dei ricordi, altre mille ho sputato lana salata su ogni centimetro di pelle posseduta.


Certe volte avrei voluto sparire nel bianco di mattine come questa, quando gli orizzonti non ci sono, le ombre non ci sono, i colori non ci sono, gli strepiti non ci sono; quelle volte in cui dominano solo lontane eco di brusii, luci piatte, rami secchi, pastelli tiepidi e noiosi.

Sarebbero le fughe perfette, nel silenzio del niente, colle facce tutte gialle e i polmoni un po' avvizziti dal dolore del non esserci, ma ben attenti a far comunque parte di un qualche cosa, un mood forse.


Rare volte ho fatto sesso senza la necessità di trovare un perché.

Perché? Perché?! PERCHE'..?!!! Perché nulla è più totale di un orgasmo.


Due o tre volte ho intuito che l'orgasmo non bastasse, vogliono dippiù, ci chiedono motivimotivimotivi, pretendono gli sbattiti di ciglia e lo sfrigolio dei cuori, le parole del rapporto e i t'amo d'ordinanza, le mani intrecciate e gli occhi negli occhi. Essennonloffai così come dicono loro sei un sodomitapervertitoputtanonefacilonesenzasentimentieanima, in pratica è come se non sapessi nemmeno cosa voglia dire respirare.


Una volta ho poi -penso- capito che quella cosa di cui ci piace tanto parlare, quel nome che tutti abbiamo sempre in bocca, quell'ascetismo che chiunque, almeno una volta nella vita, deve provare, non è altro che un cumulo di necessità personali scontatamente egoistiche: il bisogno di sentirsi belli, buoni, bravi, interessanti, puri, altruisti, onesti, normalimaddiversi per quellapersonallì.


Quella volta ho infine deciso che io non voglio starci, ci son stata già troppe volte, è un gioco scorretto, l'ho praticato con tutte le accortezze del caso, eppure non penso d'aver mai vinto.

Ho perso d'aver vinto.

Eppure non sono diverso, non poi così diverso.




3 commenti:

jaakob friedrich ha detto...

per poter scopare e basta, senza residui mentali e/o emotivi, le strade sono due: o ci si avvicina agli dei o ci si avvicina a hitler. in entrambi i casi comunque verso la de-umanizzazione.

se resti umano resti nell'eros: resti nell'innamoramento, nel plagio reciproco. e quindi come soggetto di fronte ad un soggetto, i quali guardano nell'altro il proprio oggetto del desiderio.

bisogna quindi uccidere l'eros ed entrare nel porno (che non è per forza di cose pornografia), ovvero nel guardarsi da oggetto ad oggetto, nell'abbandono completo del contemplarsi.
prerogativa degli animali. o degli dei, o del patologico.

bisognerebbe accettare la realtà dei fatti. ovvero che in una società che ti costringe ad essere "umani", a desiderare e ad essere un "io", non si può scopare senza "implicazioni".

tremendo dramma cala su tutti noi :-)
destinati ad amare per salvarci :-)

(chiedo scusa per aver invocato toni "filosofici", ma in altro modo è secondo me impossibile spiegare questo concetto)

iaia ha detto...

mi chiedo se ci conosciamo.
e mi chiedo se sia giusto ottenere da te risposte che, ahimè, conosco benissimo, ma che vorrei saper deviare.

jaakob friedrich ha detto...

no, non credo ci si conosca.

comunque spero di non aver infastidito con il mio commento.
o di non aver fatto la parte del "saputello".
in entrambi i casi non era mia intenzione :)

questa in particolare è una tematica con cui mi tocca fare i (non semplici) conti, quindi ho dato una risposta in base a tutta una serie di concetti che mi hanno incontrato, da un po' di tempo a questa parte.