lunedì 16 febbraio 2009

Esperienze grandi come te.



Alle 22 lui è già nel letto, stanco della vita, esausto delle domande, appesantito dalle serrande.
Lei sta sveglia ancora un po’, alla ricerca di risposte, sotterrata dai sensi di colpa, dai dove ho sbagliato, dall’ossessione di lui, dall’incapacità di dirgli no, dall’ostinazione che nasce da debolezza.
Dopo ore vigili, anche lei necessita di sogni. Si accinge al letto, la sua metà fredda, nessun braccio proteso ad attenderla.
Lui finge di dormire già da un po’, evitare e deresponsabilizzare, evitare e deresponsabilizzare, il più lateralmente sospinto possibile, rannicchiato su sé stesso e i suoi pochi capelli, schiena rivolta alla metà fredda.
Lei simula una carezza, per poi ritrarre la mano senza sfiorare l’altrui pelle, richiudendola nel suo seno a proteggersi per scaldarsi e mordersi per zittirsi.
Da un po’ di notti a questa parte gli occhi di lei sono ancora più azzurri, cristallini, limpidi e costantemente luccicanti. È risaputo che acqua e sale levigano e donano splendore, quello splendore d’ombra affranta.

Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai. Potranno scegliere imbarchi diversi, saranno sempre due marinai.

Il blog è mio, e scrivo quello che voglio io.
Narrare vite altrui, solo congetturandole. Avrei sempre voluto imparare a farlo. E lui suscita anche questo. Nonostante le critiche, le criptiche, le cripte.

Iaia ama. E ciò basta.
Basta a montoso, ai montoni, alle montagne.


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