martedì 17 febbraio 2009

Blend.


Appunto sempre, senza appuntare nulla. C'è chi parla di quadernetti neri.
Io mi limito alle percezioni.
Appunto ciò che non voglio perdere, il resto metabolizzo e prima o poi sparirà fondendosi alle carni.

Infinite colonne sonore, interminabili e perpetue asincronie con i cuori, i sogni, le parole.
Poi si ricorda un'immagine insieme, si ride insieme. Simultaneità. O coincidenza.
Poi si parla di tacchi alti e uomini alti e montagne alte e prospettive alte e aspettative ancor di più. Concomitanza. O coincidenza.
Poi si è un po' Dylan Dog, ci si innamora sempre e non si vince mai.
Poi si odia i passati, e i futuri, che non esistono, ché altro non sono che i presenti di sempre. Da sempre.

E si sottendono fastidi da piola, in mezzo a fucili e pistole, sbattendo sigarette su tavoli da piola, in aperitivi un po' insensati, ma anche no, da piola. Si rievoca il domani, si ipotizza lo ieri. Si attendono i week end e le saracinesche chiuse, che prima o poi fuori tutto per rinnovo locali, o svendita.

Wait for the feeling and you wait for the feeling and you wait and you shiver and you shake. Over and over and over again.
Ain't no turning back 'cause I'm walking a line.
Dave Grohl qui si improvvisa un De Carlo all'americana, con le e-e-e ripetute che donano quel tanto di incisione e sottolineatura ed evidenziazione ed enfatizzazione al concetto.

E poi mi rifletto in occhi miei, più verdi solitamente ma più giallo-nocciola oggidì, sempre e comunque i più belli mai visti prima. E lì risiede l'antidoto su misura per me.

So tutto, ma lo mischio [cit].


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