domenica 10 maggio 2009

Credo Ra, credo. E l'inutilità dei vaneggi.


Lontana, e per una che viaggia niente -non per proprio volere-, lontanissima.
Ho portato la camera, non ho fatto una foto. La prima che avrei voluto scattare -sottolineo avrei- è giunta giusto giusto all'entrata della provincia di Torino, di ritorno: la solita monetina ramata in fase discendente, desiderosa del morbido letto alberato. Sarà banale, ma affascina e inebetisce come poco altro.
Che poi lo so che siam noi a girare e lei è lì ferma che comanda tutto e tutti. O era lui? Bof.

Quello che provo non si può dire, e non lo dirò [cit].
Anche se ne avrei, a palate. Ecco poi, le palate. Qui da me han sempre un'accezione negativa, viaggiano spesso manin manina con la parola "merda", volta al genitivo.
Nulla è un caso, tutto ha un senso.
Dopo questa massima filosofica, cui già disquisiva -anzi, ne era fermamente convinto- Compte nel lontano '800, e aver nuovamente rispettato il tema del non convenzionale, potrei dileguarmi, nell'auspicio di conservare ancora un minimo di dignità. Invece no.

Il fatto è che, è innegabile, son donna. Per quanto uno possa atteggiarsi a maschiaccio, con tutto ciò che ne consegue, e far sempre la dura, strafottente e indistruttibile, noi donne siam così.
E siamo brave, siamo proprio brave nel mantenere questa nostra facciata irremovibile. Quando partorisco di queste considerazioni mi scopro ad invidiare le mie amiche omosessuali, loro sì che han capito tutto.
So che può sembrare un po' campato in aria come discorso, però, ecco, ha un suo perché. Trattasi di raffronti continui che assimilo e assorbo, dalla blogosfera e non, che non possono che portarmi alla conclusione di cui sopra, noi donne siamo favolose, favolose.

Tollerare per vincere, mandar giù per diventar grandi.
Questo faccio, attimo dopo attimo, e rimarco di farlo in qualità di donna.

Proprio per questo amo ribattezzare quell'elemento tipicamente maschile "monetina", per dargli un'accezione femminile che comunque ha, perché è solo grazie a lei se ogni cazzo di giorno ancora ci svegliamo e organizziamo la nostra quotidianità, seguendo il tempo che lei scandisce. Oppure no.
Come una madre, come una moglie, come una donna, in ogni ruolo che può ricoprire.

E sarò l'ultima, sempre.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Fiorella Mannoia.