
Siete tutti schifosamente uguali. Borghesi neo arricchiti delle palle, rincorrete le vostre giornate a filosofeggiare su spunti altrui e musiche rappresentative del genere che ora più vi si addice.
Ridicoli quasi quanto le vecchie alla fermata del bus, croce al collo e Oggi in mano, leccandosi la lingua alla Fantozzi, eccitate dalla notizia più succosa e finte scandalizzate dalle tette della porno velina di turno -che moralità- che poi al buio ci si sditalinano sopra, le laide porche.
Attendo il vostro ritorno alla camicia a manica corta e catenina in oro giallo.
I pugni nello stomaco fanno meno male di una vita di distruzioni.
Ansie inutili per sorrisi assenti, quando sarà torneranno.
Voglia di scopare, scopare fino a non sentire più niente. O "fino a farmi ridere".
E poi crogiolo in fiumi di gin e martini rosso, senza la paura di finire le sigarette.
100 km quadri di pareti interamente finestrate in open space, tele bianche, oli e matite e pennelli e forbici e pantoni e riviste e foto ovunque, coperte per terra, vani vuoti da non riempire, una sola pentola per la pasta e le cipolle e i peperoni, qualche libro, un mac, e il bullo.
Luce solare fino al buio, poi si dipinge sulle notti d'affanno e conquista, appuntando pensieri su pavimenti vergini.
Vite impossibili e impossibilità di vite.
Insofferenza e dolo, rassegnazione e rabbia, malinconia e aspettativa.
Per esser personalità duplici, mirando alla versatilità poliedrica animata da ideali costanti e veri.
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