mercoledì 20 maggio 2009

WHATEVER.



Ammazzano i dehor desolati di un bar alle 20.40 di un mercoledì sera.
Droga il giro di basso di Resolve dei Foo, annunciando le inesauribili melanconie immense, alle 20.40 di un mercoledì sera.
Attira e respinge la strada disponibile che culla fino a casa alle 20.40 di un mercoledì sera.
Avvolge il preludio d'estate delle braccia scoperte e delle moto ai 120 e dei finestrini abbassati e delle tende svolazzanti e delle gocce di sudore e dei cieli azzurri e dei pollini infidi e dei sorrisi aperti e dei capelli legati e delle gambe all'aria alle 20.40 di un mercoledì sera.

E non avverti più la testa, così come le braccia e i piedi costretti in un tacco invernale, da matrimonio dei parents. Tutto muore addosso, vorresti non dover controllare alcunché, poter correre per i marciapiedi a piedi nudi e poi cadere sulle strisce pedonali, con cartello annesso, mentre lanci bestemmie al porco mondo con la naturalezza di una zanzara
qualsiasi e sputi al vento, che tanto ricade tutto su di te.

Fai le cose per nessuno, perché nessuno te le chiede, e nessuno noterà un'eventuale assenza, malgrado messaggi e telefonate e ringraziamenti posticci e vuoti a perdere.

Convinciti di volerlo fare per te. E basta. E concediti il lusso di sognare quel
"treno qualsiasi, per andare là, dove non debba pensare, a queste 20.40 di un mercoledì sera di cielo terso, dove poter prendere un treno qualsiasi".

I cellulari sono finiti, i soldi anche.
Aggrappiamoci a vaneggi di futuri d'arte e menzogna.


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