lunedì 23 febbraio 2009

Numeri e Formule.

Sostenendo macigni le vertebre s’accavallano, dal metro e 70 si passa pian piano al 1,69 poi 1,68 poi 1,67, a scalare.

Prima o poi si sarà oltrepassato il limite di bassezza.

Ogni tanto ci si chiede se esista questo limite, o se, semplicemente, sia necessario illudersene.

Poi si contano i giorni, -10, -9, -8, -7.. arriva infine il 27, si inspira ossigeno puro, una bella gollata colma, e si ricomincia a immettere unicamente CO2 nei polmoni, ché troppo ossigeno alimenterebbe benessere. Sicché, non potendo vivere di pura ilarità, si sopperisce coi mezzucci più auspicabili.

Ci si conforta in basi hard core, assaporando tutta la rabbia di un trio di personcine romane e un amico un po’ kaotico, inspirare espirare, e chissene del diaframma.


Passati che sfiorano presenti, con l’unico obbiettivo di sentirsene parte, inconsapevoli delle attuali collocazioni.


..ma il vero resta vero, e il falso non si esprime.



martedì 17 febbraio 2009

Blend.


Appunto sempre, senza appuntare nulla. C'è chi parla di quadernetti neri.
Io mi limito alle percezioni.
Appunto ciò che non voglio perdere, il resto metabolizzo e prima o poi sparirà fondendosi alle carni.

Infinite colonne sonore, interminabili e perpetue asincronie con i cuori, i sogni, le parole.
Poi si ricorda un'immagine insieme, si ride insieme. Simultaneità. O coincidenza.
Poi si parla di tacchi alti e uomini alti e montagne alte e prospettive alte e aspettative ancor di più. Concomitanza. O coincidenza.
Poi si è un po' Dylan Dog, ci si innamora sempre e non si vince mai.
Poi si odia i passati, e i futuri, che non esistono, ché altro non sono che i presenti di sempre. Da sempre.

E si sottendono fastidi da piola, in mezzo a fucili e pistole, sbattendo sigarette su tavoli da piola, in aperitivi un po' insensati, ma anche no, da piola. Si rievoca il domani, si ipotizza lo ieri. Si attendono i week end e le saracinesche chiuse, che prima o poi fuori tutto per rinnovo locali, o svendita.

Wait for the feeling and you wait for the feeling and you wait and you shiver and you shake. Over and over and over again.
Ain't no turning back 'cause I'm walking a line.
Dave Grohl qui si improvvisa un De Carlo all'americana, con le e-e-e ripetute che donano quel tanto di incisione e sottolineatura ed evidenziazione ed enfatizzazione al concetto.

E poi mi rifletto in occhi miei, più verdi solitamente ma più giallo-nocciola oggidì, sempre e comunque i più belli mai visti prima. E lì risiede l'antidoto su misura per me.

So tutto, ma lo mischio [cit].


lunedì 16 febbraio 2009

Esperienze grandi come te.



Alle 22 lui è già nel letto, stanco della vita, esausto delle domande, appesantito dalle serrande.
Lei sta sveglia ancora un po’, alla ricerca di risposte, sotterrata dai sensi di colpa, dai dove ho sbagliato, dall’ossessione di lui, dall’incapacità di dirgli no, dall’ostinazione che nasce da debolezza.
Dopo ore vigili, anche lei necessita di sogni. Si accinge al letto, la sua metà fredda, nessun braccio proteso ad attenderla.
Lui finge di dormire già da un po’, evitare e deresponsabilizzare, evitare e deresponsabilizzare, il più lateralmente sospinto possibile, rannicchiato su sé stesso e i suoi pochi capelli, schiena rivolta alla metà fredda.
Lei simula una carezza, per poi ritrarre la mano senza sfiorare l’altrui pelle, richiudendola nel suo seno a proteggersi per scaldarsi e mordersi per zittirsi.
Da un po’ di notti a questa parte gli occhi di lei sono ancora più azzurri, cristallini, limpidi e costantemente luccicanti. È risaputo che acqua e sale levigano e donano splendore, quello splendore d’ombra affranta.

Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai. Potranno scegliere imbarchi diversi, saranno sempre due marinai.

Il blog è mio, e scrivo quello che voglio io.
Narrare vite altrui, solo congetturandole. Avrei sempre voluto imparare a farlo. E lui suscita anche questo. Nonostante le critiche, le criptiche, le cripte.

Iaia ama. E ciò basta.
Basta a montoso, ai montoni, alle montagne.


mercoledì 11 febbraio 2009

Spalle larghe.




Ci sono persone che necessitano di stanze. Distanze.
Invadono il tuo appartamento senza invito, si accasciano sul divano sorseggiando the alla menta con fette di limone imbevute. Giocano alle alliterazioni. Distorcono e distruggono un po' tutto. Eppure lo fanno bene, con eleganza e un tatto particolare. Allora le lasci lì, alla fine non sono ospiti indesiderati come credevi. Addirittura vorresti restassero lì per sempre, solo per goderti quelle parole e quei sogni e quei lavori e quei progetti e quelle metafore e quelle sfumature, per consolarsi un po'. Compenetrandosi.
Tu nel frattempo cucini panna e peperoni sorseggiando Barbera mentre l'acqua bolle. Al tuo fianco c'è la montagna che è andata da Maometto, allora tu, apprezzando lo sforzo, la esplori e la scali un po'. Ti rendi conto che da lassù il panorama è davvero differente.
Diverso non vuol dire nè meglio nè peggio, vuol dire diverso.
Stai bene in cima, tra le fronde insidiose ma morbide.
E godi nel poter comunque credere che sul tuo divano c'è l'Amico attendente, il nuovo Amico che un po' ami e un po' odi. Ma di cui necessiti.
La montagna è così calda e confortante, ti senti al sicuro a quell'altezza. Pensi sia quella giusta per te. E ancora non vuoi scendere.
Realizzi allora che nella vita tutto si può, basta imparare a digradare in compromessi, soppesare, razionalizzare e collocare. Ad ognuno la sua stanza.


domenica 8 febbraio 2009

Benessere?

"these steps I take don't get me anywhere
I'm gettin further from myself
one thing is always true
how good it is to see you"


Capitolare nei sensi, abbandonarsi alle carezze, perdersi negli sguardi.
E' tutto così fottutamente assurdo, è tutto così oltraggiosamente ovvio e normale.
Intraprendere una via, quella retta, decidere di seguirla sperando di non ritrovarsi ancora una volta al bivio.
Non voglio perdere chi mi fa pensare, ma avverrà. Destinata all'inconscio. Un po' borghese.


"..and this I promise you,
how could I end up in the hands of someone else?"


venerdì 6 febbraio 2009

How much degrees?

Oggi è tutto così maledettamente ordinato da non poter desiderare altro che sana inquietudine.
Mi ritrovo abbinata ad un cielo grigio uggioso.
Sostengo bestemmie su un tacco 8, avvolgo dolori in un cappotto 78% lana 22% poliestere.

Riversa, riversa, riversa, poi sdramatizza, poi reprime, poi riversa ancora.

Il secchio si colma a tratti, non sazio, le teste non sgravano mai.
Chissà come si vive a 90°. Godimento puro e nemmeno la possibilità di osservare alle proprie spalle.



mercoledì 4 febbraio 2009

Dualism.

E ci si compiace della melanconia. E poi la si affronta, e poi ci si rassegna. Per tornare a compiacersene.

Ci si adagia nel sedile posteriore di una Renault o una Fiat, non ricordo, si ordina una destinazione, al sopraggiungere del conto ci si accorge di essere in una trattoria a luci soffuse, la parcella impone sterline per il pedaggio.
E allora non si sa più dove si è. Forse non si è mai partiti. Forse non si è mai saliti su nessuna auto. Forse non si può salire su un'auto. Forse non si è. Forse non si ha.


Non si costruisce nulla su mattoni esenti di carezze contenitive.




Una mano avvolge un viso, lo protegge dall'ignoto impedendone la vista, rassicura.
Un naso esplora labbra, lasciando tutto al caso e l'ebbrezza.



Chiunque penserebbe che non c'è paragone, la risposta è insita nella domanda, relativa.
Non chiamatemi chiunque.




See ya. ia.